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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Palazzo Gravisi Buttorai

Palazzo Gravisi Buttorai (Foto: Nataša Fajon)

Palazzo Gravisi-Buttorai è uno degli esempi più belli dell’architettura barocca di Capodistria.

A sei assi di simmetria, si eleva su due piani nella parte centrale, molto accentuata secondo i dettami di stile barocco. Al piano terra vi sono finestrelle rettangolari, al primo piano invece grandi finestre, anche queste rettangolari, con lunette e timpani e balconcini balaustrati. La decorazione plastica più notevole è costituita

indubbiamente dal portale principale sormontato dallo stemma gentilizio e dalla trifora. Sul portale che sulla sinistra porta al giardino si legge l’anno 1664. Il Palazzo sorge nell’agglomerato della via del Fronte di Liberazione, originariamente Via degli Orti grandi, con la facciata rivolta verso la predetta via.

Il sito del Palazzo è uno dei più significativi del centro storico di Capodistria poiché vanta anche altri edifici appartenenti in passato ad autorevoli famiglie capodistriane, nobili e borghesi. La maggior parte di questi edifici risale all’epoca barocca e dunque è lecito supporre che la Via degli Orti grandi avesse raggiunto il suo maggior splendore e, conseguentemente il maggior pregio ambientale, proprio nel XVIII secolo. La Via, e dunque anche il Palazzo, si trovava al margine della piattaforma dominante dell’isola di Capodistria e rivestiva estrema importanza anche in epoche precedenti visto il nutrito numero di reperti gotici rinvenuti in altri palazzi e nelle vicinanze dello stesso Gravisi-Buttorai.
 
Le notizie più antiche sul Palazzo risalgono al 1878 quando viene citato come appartenente alla signora Caterina De Gravisi, vedova di Giuseppe Gravisi. Il palazzo comunque non fu mai ultimato e l’ala destra non venne realizzata.
Il Palazzo restaurato dispone di 731 metri quadrati di superficie coperta e di un ampio cortile, già giardino del Palazzo. Nell’edificio hanno sede la Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Capodistria, la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, l’Associazione Sportiva “ASCI” e la Società di ricerche storiche.

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