Tavola rotonda, martedì 8 giugno a Lubiana dedicata alla posizione delle minoranze nazionali, italiana e ungherese, in Slovenia.
Si è trattato di “un incontro sperimentale” ha detto il promotore dello stesso, László Göncz, ex parlamentare della Comunità nazionale ungherese, che ha voluto riunire attorno allo stesso tavolo minoranze e settore scientifico, con lo scopo di fare il punto della situazione oltre che individuare le direttrici di sviluppo future. Gli esiti del convegno potranno essere utili – come è stato auspicato – anche al Governo appena insediatosi a Lubiana.
A partire dai diritti etnici garantiti nell’ex Jugoslavia i professori Miran Komac e Mitija Žagar hanno illustrato le fasi di stesura della Costituzione slovena con particolare riferimento alla parte relativa ai diritti umani e minoritari. Punto di partenza i diritti acquisiti, sotto i quali non si poteva scendere. “Un quadro di tutela legislativo che è comunque uno dei migliori a livello internazionale” si è detto alla tavola rotonda, anche se in tutti gli interventi è stato ricordato il divario tra diritti scritti e la loro attuazione pratica.
Lara Sorgo, ricercatrice presso l’Istituto per gli studi etnici di Lubiana, ha proposto anche un altro aspetto. “Spesso assistiamo a testimonianze di come la maggioranza sia convinta dei tanti, forse troppi, diritti di cui godono le minoranze mentre dall’altro lato gli appartenenti di queste ultime, lamentano la mancata messa in pratica dei diritti che ci sono su carta”. La Sorgo ed ha inoltre aggiunto: “Molto spesso sono gli appartenenti alla minoranza ad adeguarsi alla cosiddetta maggioranza. Se pensiamo al bilinguismo quasi sempre sono l’italiano o l’ungherese che si adattano e parlano lo sloveno perché sanno che dalla parte opposta hanno un burocrate o un impiegato che o parla male la tua lingua, o non la parla affatto o ancor peggio si rifiuta di parlarla”.
Il direttore dell’Ufficio governativo per le minoranze nazionali Stane Baluh ha illustrato le misure che si stanno adottando per favorire l’applicazione delle normative, mentre in relazione alla legge quadro ha ribadito che a suo parere, in questo momento, non è necessaria in quanto abbiamo visto che non riuscirebbe a contemplare tutti i settori che ci interessano.
“Al momento – ha detto da parte sua il Presidente della CAN Costiera, Alberto Scheriani – sarebbe forse più urgente rivedere la Legge sulle Comunità autogestite”.
Dello stesso parere pure il deputato al seggio specifico Felice Žiža che, collegato via zoom, ha affermato che diverse cose sono cambiate in meglio in questi ultimi quattro anni, ma che c’è ancora molto da fare specie per quanto riguarda il bilinguismo negli uffici amministrativi, l’equipollenza dei titoli di studio, la nuova legge sulla RTV e altro ancora.
Il presidente dell’Unione italiana Maurizio Tremul – anche lui in video-collegamento – ha puntato il suo intervento sul percorso di regionalizzazione della Slovenia e sull’Istria regione a statuto speciale, sull’introduzione in tutte le scuole di una materia rivolta alla multiculturalità, mentre la legge quadro si può fare ma con una seria analisi della situazione nei territori nazionalmente misti.
Da rilevare che al convegno ha presenziato e portato il suo saluto anche il Presidente della CAN di Capodistria, Fulvio Richter, che ha fra l’altro auspicato un maggior numero di appuntamenti simili nell’interesse primo del mantenimento e lo sviluppo delle Comunità Nazionali in Slovenia.