“San Nazario e Capodistria. San Nazario è Capodistria” queste le parole di Kristjan Knez, direttore del Centro italiano “Carlo Combi”, durante l’inaugurazione della mostra “San Nazario e Capodistria. Storia, devozione, arte, tradizione e il retaggio della Serenissima”, allestita nelle sedi di Palazzo Tarsia e Palazzo Gravisi-Buttorai. Parole che hanno riassunto l’essenza delle celebrazioni dedicate al protettore cittadino, organizzate quest’anno in una forma solenne ed estesa. La festività del 19 giugno ha, infatti, avuto una pesante impronta sulla città dall’inizio dell’anno con il progetto comunale “Capodistria 1500”, le cui attività celebrano la consacrazione di Nazario a vescovo di Capodistria nel 524, anno associato alla fondazione della città di Capodistria. La mostra realizzata dal Centro “Combi” è parte integrante di una progettualità più ampia, realizzata in collaborazione con la Società di studi storici e geografici di Pirano, la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”, la C.A.N. Costiera, la Comunità degli Italiani di Verteneglio, il Comitato dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e la “Famea Capodistriana”.
“È un anniversario di quelli importanti. È notevole come tutti gli enti coinvolti abbiano lavorato coralmente -quindi sia le istituzioni comunali e l’associazionismo- al fine di proporre dei contenuti di rilievo. Dall’inizio dell’anno vi è stato un crescendo delle iniziative, che in questo periodo stanno raggiungendo il loro apice. È bello vedere come il patrono unisca tutta la città ancora oggi” così Knez riguardo all’iniziativa comunale. Si può dire che la rivitalizzazione e la valorizzazione del Santo e dell’intera tradizione cavresana siano in parte dovute anche all’impegno della Comunità Italiana che un trentennio fa ha gradualmente ripreso a celebrare il patrono. “Quando la nostra Comunità ha ripreso a ricordare San Nazario, non avremmo potuto pensare di arrivare a delle celebrazioni come quelle di quest’anno” ha ribadito Mario Steffé, presidente della CI “Santorio Santorio”, nel sottolineare come il culto tributato al patrono sia riuscito a permanere nel tempo, tramandando valori sociali e civili. “Ben ritrovato patrono, ben ritrovati cavresani!”. Presenti alle due fasi dell’inaugurazione numerosi ospiti, tra cui l’attuale vescovo di Capodistria, Monsignor Jurij Bizjak, Felice Žiža, deputato CNI alla Camera di Stato, Piero Sardos Albertini, presidente della “Famea Capodistriana” e Mateja Kozlovič Hrvatin, vicesindaca del Comune città di Capodistria.
L’allestimento di Palazzo Tarsia ripercorre il passato più remoto con i primi insegnamenti, l’arca del Santo e il rientro delle sue spoglie trafugate dai genovesi. La sezione proposta a Palazzo Gravisi-Buttorai illustra il culto e la devozione del Santo, ed è arricchita da preziosa oggettistica antica di proprietà della Diocesi e della Parrocchia capodistriane. Oltre alla mostra, la progettualità coordinata dal “Combi” ha previsto anche la pubblicazione di un pieghevole relativo ai contenuti del progetto, la cura di un breve video sul profondo legame tra Capodistria e il suo patrono (realizzato da Črt Brajnik e proiettato in serata a Palazzo Gravisi-Buttorai) nonché la preparazione di un catalogo di accompagnamento alla mostra con approfondimenti di vari esperti. La rassegna, che va ad evidenziare anche il retaggio culturale, stratificatosi soprattutto durante l’età veneziana, verrà proposta anche a Venezia o nella sua provincia nel prossimo autunno.